Sopravvivere al Primo Giorno di Lavoro: Guida Cinica per Neofiti

21.05.2024

Iniziare il primo giorno di lavoro è stato per me un po' come essere innamorato: tutto è sempre un po' esagerato e idealizzato. Quando ho iniziato il mio primo lavoro a 22 anni, ero il protagonista della mia storia dell'eroe personale. Vuoi per carattere, vuoi per ingenuità di gioventù, credevo davvero che avrei iniziato una missione nella direzione del miglioramento del mondo assieme alla mia prima azienda.

Permettetemi di condividere la mia esperienza e offrirvi cinque consigli pratici (e anche un po' cinici) per affrontare questa giornata "memorabile" (nel bene e nel male). Sia chiaro, non sono regole universali, ma se qualcuno vuol prendere spunto può farlo.

1. Preparazione: La Sfilata di Moda Iniziale

Il mio primo giorno è iniziato alle 6 del mattino, non perché fosse necessario, ma perché volevo essere perfetto. Ho passato un'ora a decidere l'outfit, scegliendo una combinazione che credevo mi avrebbe reso una star del business. Sono arrivato in ufficio e ho subito realizzato che il mio abbigliamento elegante era forse un po' troppo per essere l'ultima ruota del carro. Regole insulse imposte dall'alto che rispettavo con orgoglio, perché mi rendevano parte di qualcosa di più grande.

Consiglio cinico: Vestitevi come se doveste partecipare a una sfilata di moda, o comunque come il datore di lavoro si aspetterebbe, informatevi in anticipo su eventuali dresscode, in fondo il mondo del lavoro è un mondo finto e ipocrita, per cui iniziare a mettere su questa facciata potrebbe farvi superare diverse situazioni senza troppe difficoltà.

2. L'Ingresso Trionfale: Il Primo Contatto con i Colleghi

Varcare la soglia dell'ufficio è stato come entrare in un ambiente familiare. Avevo studiato quell'azienda per mesi prima di essere assunto perché credevo che sarebbe stata l'unica e la sola. Ingenuamente credevo davvero che non ci sarebbe stato più nulla dopo. Avevo scelto di cadere vittima della propaganda martellante del lavoro dei sogni che ci viene spesso propinata e che molte aziende sanno bene come imbastire. Avete presente i classici "Great Place To Work"? Ecco roba del genere.

Ho salutato il mio nuovo capo, conosciuto tutti i colleghi con gioia. Avevo un entusiasmo che, con il senno di poi, era un po' esagerato perché fondamentalmente a posteriori nessuno, salvo rare eccezioni, era davvero un alleato o un amico, ma semplicemente una persona che come me era "costretta" a stare lì per necessità economiche.

State lontani dal mito de "la nostra azienda è come una famiglia", è una trappola mentale enorme.

3. L'Incredibile Entusiasmo: La Voglia di Spaccare il Mondo

Nel corso della giornata, la mia energia sembrava inesauribile. Partecipavo a ogni riunione, prendevo appunti maniacalmente e facevo domande su tutto. Mi offrivo volontario per qualsiasi compito, pensando che questo mi avrebbe fatto guadagnare punti bonus. Volevo a tutti i costi fare carriera e scalare la vetta (come dicono gli inglesi "climb the ladder")!

Un'altra illusione e idealizzazione che, come vedremo meglio in articoli futuri, ho scelto di mettere da parte per fare spazio a qualcosa di molto più importante e nobile.

4. La Pausa Pranzo: Il Test Sociale

Anche alla pausa pranzo ero gasatissimo. Finalmente stavo socializzando col gruppo di persone assieme al quale avrei fatto la differenza. Le nostre competenze tutte assieme si sarebbero sommate e avrebbero creato qualcosa di straordinario. Mi ero posto in maniera molto aperta con l'idea di socializzare con chiunque, ma attenzione, i colleghi non sempre sono amici ed è meglio non superare certi confini (presto scoprirete meglio perché).

Insomma ho capito presto o tardi che avrei dovuto tenere dei rapporti di facciata per necessità, ma che non sarebbe stato saggio rivelare troppo di me perché qualcuno avrebbe potuto usarmelo contro.

5. La Realtà del Lavoro: La Fine dell'Idealizzazione

Alla fine della giornata, ma soprattutto nelle giornate successive, la mia eccitazione iniziale aveva iniziato a dissiparsi. Ho capito che il lavoro non era esattamente come lo avevo idealizzato: c'erano regole, procedure e, naturalmente, una buona dose di monotonia. Tutto ciò non avvenne subito, fu un seme che iniziò a instillarsi gradualmente nella mia mente. Di giorno in giorno capii che certi desideri e certe volontà non mi appartenevano davvero.

Non fate come me, che ho idealizzato il primo lavoro come fosse un sogno realizzato. Mantenete le aspettative realistiche e accettate che il lavoro ha i suoi alti e bassi. Preparatevi, almeno finché non avrete un'alternativa migliore, a sopportare le regole che vi stanno strette e a trovare il lato comico in ogni situazione, perché fidatevi che c'è.

So che questo articolo è intriso di cinismo e verità scomode, ma attenzione, non parleremo solo di questo sul blog. Ci sono anche dei lati positivi e delle potenziali vie d'uscita da situazioni lavorative sgradevoli e ve ne parlerò a tempo debito. Un po' come Morpheus in Matrix chiede a Neo di scegliere fra la pillola rossa e quella blu, io vi chiedo di fare la stessa scelta e scoprire con me quanto è profonda la tana del bianconiglio.

Vi chiedo di continuare a seguirmi in questo viaggio alla scoperta delle magagne del mondo lavorativo!

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